In questa nuova tappa all’interno del viaggio nel modo dei vini trentini, lasciando la Cantina d’Isera e il rosso Marzemino, ci sposteremo sulle rive del Lago di Toblino per parlare della Nosiola
Ad aiutarci nel fare la conoscenza di questo particolarissimo vino, sarà il Direttore della Cantina di Toblino, il dott. Carlo De Biasi.
Il Direttore ci spiega che la Nosiola è coltivata in due aree specifiche del Trentino, nella Valle dei Laghi e nella zona attorno a Lavis e bassa Valle di Cembra: ” E’ un vitigno che purtroppo ha perso negli anni superficie e quindi, va tutelato e protetto proprio perchè è l’unico vitigno a bacca bianca autoctono del Trentino. L’intento dei vignaioli e della nostra Cantina sociale è quello di innalzarne la qualità. La Cantina di Toblino in questa azione di valorizzazione del vitigno, gioca un ruolo fondamentale se si pensa che il 50% dei grappoli di Nosiola viene pigiato presso la nostra Cantina.
La Nosiola è una varietà di difficile coltivazione che trova il suo habitat ideale su terreni marnosi grigi, sciolti, ventilati ad un’altitudine ottimale fra i 300 e i 500 m. Tutte queste caratteristiche vengono soddisfatte dalla zona dei Monti di Calavino, Dossa, le fratte dei Monti di Lasino e Cavedine, Padergnone e dalle zone limitrofe. Queste zone sono quindi l’area ideale per il vitigno trentino che solo in questi limitati territori si esprime con tutta la sua eleganza e raffinatezza. La Cantina di Toblino utilizza la Nosiola per produrre più qualità di vini e il dott.
De Biasi ci fornisce tutti i dettagli: “La Nosiola è impiegata per la produzione del Vino Santo denominato in questo modo perchè dopo la vendemmia viene lasciato appassire fino a Pasqua, quando gli acini vengono finalmente spremuti. E’ una varietà tutta da scoprire, si tratta di una produzione di nicchia, tradizionalmente assai gradita dal mercato tedesco. Sebbene in questo momento storico vadano per la maggiore le bollicine, a volte preferite al vino dolce, il Vino Santo della nostra cantina è molto apprezzato da ristoranti di alto livello. E’ ottimo abbinato ai dessert ma anche perfetto per accompagnare formaggi erborinati e stagionati. Attualmente è in commercio l’annata 2002 e da questo si può comprendere quali siano le tempistiche e la qualità di questo vino. Il Vino Santo prima di esser commercializzato deve attendere dai 10 ai 12 anni in bottiglia. E’ un vino che migliora con il trascorrere del tempo: infatti ogni anno effettuiamo la procedura della ritappatura delle annate più vecchie, naturalmente alla presenza di un notaio. Toblino iniziò a produrre Vino Santo dal 1964 e infatti le bottiglie più datate presenti ancora oggi in Cantina sono del 1965. Inoltre abbiamo ancora un Vino Santo unico, assoluto, recuperato da Cantina Toblino e risalente alla vendemmia 1957. Le annate storiche, insieme a quelle più recenti, fanno parte di una riserva che costituisce il nostro patrimonio intoccabile da salvaguardare e tramandare alle future generazioni.”
Il Direttore prosegue: “La Cantina di Toblino ha inoltre cercato di modificare la diffusa opinione che la Nosiola sia un vino di pronta beva e da immettere subito sul mercato già da fine inverno, quasi immediatamente dopo la vendemmia. Nel 2007 la Cantina di Toblino ha iniziato a far fermentare in grandi botti di rovere il bianco nettare e ha ottenuto Largiller, una versione della Nosiola molto vicina per eleganza e finezza a vini considerati riferimento per queste caratteristiche. Largiller è stato accolto con grande entusiasmo alla sua presentazione a Vinitaly 2015 e ha ricevuto ottime critiche anche dalle penne più severe. Quest’anno a Vinitaly è stata presentata l’annata del 2010 che sarà in commercio da inizio autunno. Solo le vendemmie di alcuni anni sono destinate a diventare Largiller (le annate migliori). Il Largiller è un modo nuovo di bere la Nosiola.
Chiediamo allora : Qual è il canale di destinazione di queste etichette?
Il dott. De Biasi spiega : “Anche in questo caso, gli acquirenti sono i ristoratori di medio-alto livello. Il Largiller è un vino molto versatile di grande sostanza e struttura ma al contempo molto fine e fresco e quindi indicato ad accompagnare anche i pesci più delicati.”
Un altro vino però ha come protagonista la Nosiola, ovvero “L’Ora“, con un lapalissiano richiamo alla brezza che dal Garda soffia fino alla Valle del Sarca. Il Direttore raccomanda “L’Ora” anche per gli abbinamenti più difficili, raccontando come sia stato apprezzato servito con il risotto al baccalà, piatto fra i più ardui anche per i migliori sommelier. Attualmente è in commercio l’annata 2013. La versatilità de L’Ora è stata raggiunta proprio grazie all’evoluzione che si ottiene nel legno di acacia dove il vino viene affinato“, specifica De Biasi.
Una domanda è quindi d’obbligo dopo aver più volte citato il Vinitaly: Qual è il bilancio della manifestazione veronese di quest’anno?
“Molti sono stati i contatti a livello nazionale ma soprattutto”risponde De Biasi” abbiamo ospitato presso il nostro stand un gruppo di ristoratori londinesi che sono rimasti entusiasti dei nostri vini Nosiola“.
In questi anni si assiste ad un cambio generazionale nella conduzione dei vigneti del Valle dei Laghi. Si è modificato il rapporto con la Cantina?
Il Direttore ci ragguaglia sul fatto che nella maggior parte dei casi è stato un passaggio delle consegne da padre in figlio e quindi c’è una grande continuità nella gestione dei filari e nei rapporti con la cantina sociale: “Sono infatti tutti giovani che hanno la cultura dei monti del Sarca che gli è stata trasmessa dai padri e dai nonni e che fin da piccoli hanno conosciuto la realtà viticola della Valle dei Laghi. La Cantina di Toblino è al loro fianco con la formazione e gli aggiornamenti professionali necessari per il vignaiolo moderno. Naturalmente le nuove generazioni sono anche aperte a raccogliere nuove sfide come quella del biologico.”
Questa affermazione ci offre lo spunto per un’ovvia domanda: In cosa consiste la Vostra sfida del biologico?
Il Direttore De Biasi precisa: “la Cantina di Toblino costituisce un unicum in quanto gestisce direttamente un’azienda agricola che ha ricevuto la certificazione Bio nel 2015. Inoltre anche la Cantina ha la medesima certificazione e attualmente produce 10 tipologie di Vino Biologico. La scelta di avere un’azienda di proprietà della Cantina dove si coltiva biologico è molto importante per i nostri soci in quanto può costituire un laboratorio a cielo aperto e fornisce la possibilità di prove in campo. In questo modo non solo siamo di supporto per quegli associati che vorranno attuare la conversione al biologico ma siamo addirittura una prova reale di come ciò possa avvenire. La Cantina si è in questo caso, esposta per prima a questa sfida. La Valle dei Laghi e la zona di Toblino è una zona già naturalmente vocata al biologico proprio perchè L’Ora del Garda e il particolare microclima offrono già una prima difesa dai parassiti e un aiuto per la crescita sana dei grappoli. Inoltre i nostri soci sono già orientati ad una agricoltura di qualità e quindi l’idea del biologico non può che esser accolta al meglio.”
Siamo quindi incuriositi dal numero dei soci che sono già passati al Bio e De Biasi ci mette al corrente che attualmente sono già quaranta le aziende degli associati che hanno ottenuto la certificazione del biologico e che è un numero in continua evoluzione essendo già state avanzate numerose altre richieste per ottenere l’attestazione.
La Cantina di Toblino pubblica un editoriale dal titolo Sfojar che si prefigge come obiettivo di semplificare, di sfrondare appunto, l’argomento “Vino” da tutto ciò che è ridondante o tecnicismo e che serve solo ad allontanare il consumatore medio dal mondo enologico. Il Direttore ribadisce infatti questo concetto: “Il vino da sempre fa parte della cultura, della quotidianità delle persone. Si è assistito ad una fase in cui il vino veniva concepito come qualcosa che potesse esser capito solo da un elite e questo ha creato una certa distanza e soggezione di chi consuma vino senza esser un addetto ai lavori. Invece, a mio parere, di vino si può parlare liberamente, ognuno può avere i suoi gusti e le sue opinioni ed esprimerle liberamente. Il nostro intento è quello di far comprendere il nostro territorio proprio attraverso il vino con estrema semplicità.”
Infine rivolgiamo una domanda personale al Direttore della Cantina di Toblino dato che ha assunto da alcuni mesi la carica, dopo aver contribuito per anni alla crescita di una rinomata azienda vinicola vicentina: Quali sono le Sue impressioni in merito alla direzione di una Cantina che comprende territori così eterogenei e qual è l’obiettivo che si prefigge per il suo mandato?
De Biasi : “sono arrivato in Cantina Toblino da pochi mesi e mi sto calando nella realtà operativa. Per me è stato un ritorno alle origini, dato che sono nato in questi territori e quindi ho un senso di appartenenza che mi lega a questi luoghi. La nostra Cantina ha un grande vantaggio: i vigneti dei nostri soci sono collocati in un areale che per tipologia di suoli, esposizione e altitudine (da 100 slm fino alle pendici delle Dolomiti a 700 slm) è molto vario, che ci permette di ottenere uve e vini molto differenti fra loro, partite di uva che vanno selezionate in campo e poi vinificate con cura per dare origine a vini unici e fedeli testimoni del loro territorio di origine. Questo significa offrire consulenza tecnico ai nostri soci sugli impianti da adottare per ottenere la migliore qualità in base alle caratteristiche e peculiarità di ciascun appezzamento ed ottimizzarne la coltivazione. La mia concezione della cantina sociale è quella di una cantina che non sia solo meta di conferimento delle uve, ma che metta al centro il vigneto e il socio. Il mio compito è quello di valorizzare sul mercato i vini ma sempre partendo dalla produzione e dal territorio”.
Ringraziamo il Direttore De Biasi per la cortesia e disponibilità.
Foto © 2016 Ronny Kiaulehn – All rights reserved.
Il sito ufficiale della Cantina Toblino.
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